ELEZIONI BASILICATA:
GOVERNERÀ IL CDX
(con buona pace degli astenuti).
L'apostolo Giovanni, ne "L'Apocalisse", li indica come tiepidi.
Dante, nella Divina Commedia, li appella ignavi.
Sono coloro che, né caldi nè freddi, disinteressandosi delle dispute, non ne prendono parte e lasciano che, a decidere, siano gli altri, anche quando gli altri sono la minoranza.
È quello che accade in Italia, ormai da decenni, durante le elezioni politiche dove l'astensionismo supera sempre (e di gran lunga) il partito/coalizione che vince.
È successo ancora, stavolta in Basilicata:
Astensionismo al 50,2%.
Partito vincitore al 27,63% ma, siccome hanno votato solo in 49,8%, quel 27,63% diventa 56,63, assegnando la vittoria e, cosa più importante, il governo dell'intera regione.
"Ma tanto non cambia niente..."
"Per me questo sistema è illegittimo..."
"Non parteciperò alla farsa, votando!"
"Non sarò complice del sistema che ci vuole alle urne!"
Queste sono solo alcune delle frasi ricorrenti nel mondo astensionista e, in parte, sono per me condivisibili poiché credo anch'io che questo sistema sia ormai marcio, malato, dove un'oligarchia decide ben protetta dalla farsa della democrazia.
Un'oligarchia che sicuramente va delegittimata.
Ciò che mi pone critico verso questo astensionismo è il come si intende farlo, da qui la mia "accusa" di essere tiepido, di ignavia.
Perché se l'astensionismo stesse costruendo una società parallela, a propria immagine e somiglianza, o stesse portando avanti un progetto, politico o sociale, serio da contrapporre all'oligarchia, al sistema, al pensiero ed al potere dominante, direi:
CAVOLI! CI STO!
COSA DEVO FARE?
Se, invece, astenersi continua ad essere sinonimo di immobilismo, politico e sociale, di indifferenza, di "attesa", di "tiepidume"...
No! Non posso accettarlo!
Da sempre, indolenza, viltà, ignavia, accidia sono fra i peccati più gravi che una persona possa commettere!
Perché? Perché non fa!
Spreca solo tempo, in attesa che "tutti" o "nessuno" capiscano, facciano, non facciano, etc etc ma, di fatto, lascia campo libero al nemico che, con molte meno forze del necessario, ottiene medesimo risultato tant'è che, ancora una volta, chi governa ha una preferenza di meno di 3 persone su 10.
E no, non sbagliano i 3 che si interessano e vanno a scegliere: loro agiscono.
Fanno i propri interessi, magari egoistici, magari vili, magari immorali ma come biasimarli?
Hanno quel livello di conoscenza, di moralità, di etica e decidono di conseguenza.
Semmai, pecca chi crede di essere migliore ma non fa nulla, sprecando conoscenza, sapere, lungimiranza, bontà, onestà, lealtà, dignità, morale ed etica.
Ti ho dato dei talenti, che ne hai fatto?
La libertà non è un frutto gentilmente offerto da un albero, che si coglie agevolmente o che ci casca in testa così... No, non lo è.
Assomiglia più ad un orto, ad un campo da coltivare.
Va seminato il terreno ma, prima, bisogna pulirlo dalle infestazioni, prepararlo, ararlo.
Una volta seminato, va vigilato dai predatori, pronti a nutrirsi di quel seme indifeso.
Va curato, per evitare che crescano piante infestanti, va annaffiato, per evitare che il seme non germogli.
Una volta nata la pianta, il lavoro continua perché, se smettiamo di prendercene cura, il caos prende il sopravvento e l'orto, il campo, va in malora.
Bisogna stare sempre sul pezzo, ogni giorno e, solo quando arriverà il tempo, avremo i frutti del nostro lavoro.
Se saremo stati bravi, il raccolto sarà abbondante e, una volta preso, si ricomincia.
"L'orto vuole l'uomo morto".
È un detto famoso e sta a significare la quantità di impegno e di sacrificio necessari affinché l'orto porti i suoi frutti.
È il costo della libertà:
l'eterno costante impegno, vigilanza, partecipazione e, a volte, non basta se il tutto non è accompagnato dalla "condivisione".
Perché un campo fiorente, se è circondato da pessimi campi, col tempo è destinato a dare raccolti sempre peggiori fino a sparire.
Il vento, gli animali, gli insetti, raccolgono i pollini e li spargono per i campi.
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