"Francesco Toscano" e "figuraccia" risultano ormai sinonimi anche nell'enciclopedia Treccani.
È incredibile come quest'uomo riesca a mentire spudoratamente a chi lo segue, tutti i giorni, senza sosta. Ci vuole un certo talento.
Prima insieme a Marco Rizzo sigla un accordo sottobanco con De Luca e Alemanno, poi si rimangia tutto raccontando di aver incontrato il sindaco di Taormina a scopo puramente conoscitivo e di aver declinato l'alleanza per "preservare" l'onorabilità di Democrazia Sovrana e Popolare. Una storia che non sta in piedi: per scoprire chi fosse Cateno De Luca e quali fossero le sue posizioni bastava fare una ricerca su internet, non serviva certo una sequela di "sedute spiritiche", per dirla con le parole dell'istrionico sindaco.
Per chi non lo sapesse, De Luca è colui che faceva volare i droni durante i lockdown a caccia di trasgressori, che "sanificava" le spiagge spargendo improbabili disinfettanti sulla sabbia e che voleva blindare la Sicilia durante la pandemia. Non solo: De Luca è colui che propone uno Stato puramente federalista, alla pari dei leghisti della prima ora, invocando il completamento della regionalizzazione del nostro Paese disposta dal centro-sinistra nel 2001 e lungamente attesa a Bruxelles. De Luca è colui che pone nel manifesto del suo movimento, Sud chiama Nord, l'obiettivo di un "buon utilizzo delle risorse del PNRR" e, in particolare, il "completamento della digitalizzazione dei servizi" nel nostro Paese.
Ora, sia chiaro: queste sono tutte posizioni che occupano uno spazio legittimo nel dibattito pubblico. Tant'è vero che De Luca, fino a pochi mesi fa, trattava sia con il PD che con Calenda per prepararsi ad affrontare nel migliore dei modi le elezioni europee. Ripetiamolo: sono linee d'azione politica legittime e che mostrano persino una discreta coerenza. Ma che, fatalmente, non hanno nulla a che fare con la battaglia per la sovranità dell'Italia e la libertà degli italiani. E di fatti al fianco di Cateno De Luca compaiono Laura Castelli (ex M5S, viceministro all'economia di Conte e Draghi, poi passata a Insieme per il Futuro, il partito di Luigi di Maio, e infine divenuta Presidente di Sud chiama Nord) e l'ex ministro leghista della giustizia Roberto Castelli.
Eppure, con la lista "Libertà", Cateno De Luca offre un barattolo di miele troppo allettante per i "dissidenti", ovvero la possibilità di presentarsi alle elezioni europee senza dover raccogliere le firme, avendo fatto eleggere due parlamentari alle elezioni del 2022.
Ecco dunque la corsa frenetica per mettere il proprio simbolo nei "cerchietti vuoti" che lo stesso De Luca ha predisposto nel logo della coalizione "Libertà". Tipo bollini della Esso.
Coerenza?
"Eh ma intanto si entra, poi si vedrà."
Una roba imbarazzante. A cui la coppia Rizzo-Toscano (ovviamente senza consultare minimamente la propria comunità pur avendo già epurato qualsiasi voce critica) era pronta a dare manforte. Salvo poi ritirarsi per questioni che nulla hanno a che fare con la collocazione politica di De Luca, bensì con questioni di bottega che vanno dalle dimensioni insoddisfacenti del proprio logo nel simbolo definitivo al tentativo di scaricabarile nel finanziamento della campagna elettorale.
Insomma, queste europee faranno cadere le ultime maschere della cosiddetta "area del dissenso". Ovvero quel blob informe che è stato percepito da tanti sedicenti "leader" come un bacino elettorale da sfruttare per soddisfare le proprie ambizioni personali e che invece, per una buona volta, dovremmo smettere tutti di considerare come una cosa unica e coerente.
Alla fine di questo ennesimo spettacolo di cialtronaggine e indecenza sarà chiaro come l'unico percorso sia quello della serietà, della compattezza ideologica, della presenza territoriale e dell'organicità programmatica.
Il resto sono perdite di tempo.
E figuracce.
Matteo Brandi
Pro Italia - Segreteria Nazionale
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